Posts Tagged ‘Torino Centro’

Negazione del principio

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Molle delirio, strabismo angosciato. Si annida sepolto nel buio: è un circolo seduto. Parole vane. Flebili sussurri. Preghiera rivolta al passato. E’ rotto da un pianto infantile. Si colora di brandelli viola. Racconta timori di catastrofe. E’ orgoglio ricomposto in finta vergogna. Una confessione che non concedo. Mi chiedo chi davvero se la meriti. Non riesco a nascondere i pensieri. Negazione del principio. Sonno incombente. Si incammina pensoso sotto i portici. Ha il sapore di un dolce non consumato. Sferraglia fra le braccia di una tramviera procace. Mi abbandona in un angolo buio. Scivolo nell’abisso, e riemergo ad inizio secolo.


Il potere ci uccide

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Una donna rompe il rumoroso silenzio di un’assemblea. Si alza sola fra mille voci unanimi. Argomenta con la passione di un animale ferito e raziocinante. La accusano di non dire la verità, di pescare nel torbido. Certo, ha usato un po’ di ironia, ma ha detto cose serie. Eppure, pare una marziana. Oggi nessuno osa commentare la verità imposta dall’alto. Nessuno propone un’alternativa di qualche valore. Lei resta sola, immobile. Una roccia di granito scalfita dal vento. E la sua solitudine risuona di verità violenta. Vento in tempesta. Noi restiamo smarriti, e non lo capiamo. Il potere ci uccide.


Ci ribelleremo troppo tardi

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Ci fanno cadere uno a uno. Abusano del nostro sapere. Si leccano le dita coi nostri pezzi di carta. Ci illudono con fantasmi di ricchezza e potere. Ci lusingano con apprezzamenti interessati. Fingono di invidiare la nostra presunta giovinezza. Non si curano dell’onestà. Sanno che ci obbligherà a fermarci proprio quando loro saranno pronti. A raccogliere il frutto della nostra fatica. A sfruttare il sudore della schiena altrui. Dopo Ernesto, anche Renzo ora accusa il colpo. Non resterà senza lavoro, ma ha consumato la salute per ingrassare i porci che si apprestano a farlo a pezzi. Ci ribelleremo troppo tardi.


Aspetto al piano terra

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Coltivo insofferenza. Livio parla, ma non ascolto. L’ira mi gonfia il petto. Non trovo senso alla fatica. Mutilato, senza volontà mi addormento su briciole di pane. Il risveglio ha la voce di una vecchia comunista. Mi conquista di disperata ironia. Vede luce nell’immobile orrore del sempre. Ha fede quanto un cristiano. Non la invidio, ma ne ammiro l’onestà. Io tossisco, muovo lento verso le scale. Ma non riesco a salire. Aspetto al piano terra. Continuo a non cercare il soffio dell’ascesa. Dal basso è facile condannare. Senza respiro mi chiudo immobile nel sottile odore del denaro. Ormai restano pochi anni.


E gioire per sempre

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Mi piego sotto una scala coperta di drappi colorati. Abbandono un salone punteggiato di nero. Mi allungo accaldato su una poltrona slabbrata. Poggiato sullo schienale chiudo gli occhi. Respiro. Osservo sospeso l’ipocrisia, sorrido sospirando tranquillità. Non voglio comportamenti plastificati di persone finte, imprigionate dalla superficie. E completamente assenti da profondità nascoste. E’ tutto così farsesco sotto gli innaturali bagliori notturni. Mi sono fatto sviare dall’artificio di un disegno. Eppure non mi sono lasciato conquistare del tutto. Voglio continuare a vedere atti di derisione senza parteciparvi. Voglio invecchiare senza provare invidia. Voglio una purezza ancora non posseduta. E gioire per sempre.


Torino è viva

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Erano tanti accanto alla FIOM. Operai, studenti, cittadini. Hanno camminato fra le vetrine dei negozi, negli occhi incuriositi dei passanti. Hanno discusso con anziani scettici. Hanno giocato a costruir tricicli per raccontare il dramma. Sono rimasti a schiena diritta. Di fronte a un governo che tradisce il Paese. Di fronte a un’opposizione politica che si rifiuta di rappresentare il lavoro. Di fronte a un sindacato che si sottrae al giudizio dei suoi iscritti. Torino è viva. Una onesta fiaccolata di volti miti, determinati, intransigenti. Ammutoliti dal pianto di una donna, commossi dall’incoercibile libertà di scegliere. Non spegnerete la nostra coscienza.