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August 26th, 2012
Il parco è lento, la speculazione corre. A dispetto delle celebrazioni preelettorali, i lavori per la realizzazione di Parco Dora non sono ancora stati ultimati, mentre il primo lotto – consegnato poco più di un anno fa – ha già cominciato a soccombere nell’incuria notturna, fra graffiti maldestri, immondizie organiche e aiuole incolte. La Città ripete i fallimenti di Italia ‘61 e Tossic Park. I cartelli affissi nei cantieri delle torri circostanti invitano invisibili risparmiatori a vivere nel futuro di Torino. Alienazione urbana. La ferita industriale è stata suturata con violenti impacchi di cemento. La crisi di rigetto già si vede.

->Alienazione urbana – Torino, Parco Dora<-
July 2nd, 2012
Invocano Dio, suonano i clacson. Fingono di soffocare sull’autobus. Camminano felici nello smog di un ingorgo. Per loro è aria di campagna. Contemplano il lento sviluppo del parco. Sognano ponti che squarcino le rovine. Lamentano il provocatrio silenzio di un semaforo rosso. Si accalcano tutti nella medesima direzione. Rivendono auto che non hanno finito di pagare. Si sentono parte di una comunità di eletti. I giovani si rifugiano nella gola del carnefice. I consumatori irridono le facce nere degli operai discesi negli inferi di un cratere eterno. La piazza è diventata un centro commerciale. E’ il socialismo delle vetrine.
June 24th, 2011
Terra accumulata lungo il fiume. Voragini polverose soffocano le tenebre. Le ruote rimbalzano fra strappi di metallo. Accalcano pneumatici su pietre di fango. Il caos avvolge effluvi d’alcool. Mi fermo a contemplare un immacolato ceppo di insalata. Scendo sottoterra. Le note gracchiano fra colonne rosse. Giovani occhi si accalcano sotto un palco. Affogo l’imbarazzo in una birra. Infiniti strati di vernice disegnano gli anni che ho consumato. Una voce cristallina risuona di antiche memorie. Lo sguardo scorge un lontanissimo amico. Lo abbraccio senza ricordarne il nome. Non abbiamo parole da dirci, ascoltiamo insieme. Sembianze incazzate e mute di perduta giovinezza.
June 10th, 2011
Targa rumena, una vecchia auto francese. E’ un pezzo di lamiera che taglia in due la città. Bordeggia gli scavi ferroviari, rimbalza in una buca e scivola verso Ovest. Gli occhi si perdono sui marciapiedi. Un furgone lombardo si ferma in mezzo a un incrocio: ne scende una prostituta. La città lava un lamento di pioggia. Quartiere popolare, ali di piccione. Escrementi ormai corrosi risuonano di echi medievali. Sono la lama di un regime aguzzino. La fuga di vergini remote, sospinte dalla paura e dall’affanno. Si aprono voragini di desiderio, lungo le strade. Torino non parla. Qualcuno se la fotte.
March 19th, 2011
La pioggia lava la speranza. Rigenera la resa. Consumo il cuore in vano. Un gesto abolisce la sofferenza. Impossibile piangere. Frammista immemore oscurità. Conato sepolto. Morta illusione. Simmetria divina. Attesa, invocazione. Ali larghe. Metamorfosi. Volto di pietra. Sconcerto. Artificiosa disillusione. Calunnia. Sublime sfogo. Diverse, successive. Incomunicate volgarità del mondo borghese. Esausto rimpianto. Ricordo sbiadito. Assillante disegno. Meravigliata devianza. Incontro solitario. Sbiadita luce. Ramingo esilio. Legno duro. Grandezza intangibile. Orizzonte impercorribile. Godimento infinito. Nomadismo astratto. Senso incontrastabile. Regale lutto. Volgare irrequietezza. Dubbio caduco. Finta follia. Intempestiva volontà. Irriconoscibile costellazione. Quiete metropolitana. Suonava il primo delirio. Poi veloci sono passati gli anni.
March 5th, 2011
E’ bello sapere che Torino avrà un nuovo parco. Ma sarà circondato dal cemento. Bordeggiare l’infinito cantiere di corso Mortara è un’avventura di mediocrità verticale. Densi parallelepipedi di mattoni accupano il cielo e l’umore. Muri esangui, assiepate pareti che echeggiano il razionalismo fascista e l’architettura sovietica. Alveari umani. Privi di veri servizi, annidati attorno a barbari centri commerciali. Quante varianti ha subito il Piano Regolatore? Io mi chiedo cosa sarà di quelle case fra venti anni. I vecchi cammineranno ad occhi chiusi. Sogneranno di vivere in luoghi migliori. Così gli alberi si riveleranno inutili simulacri, cresciuti in una piaga marcescente.
March 3rd, 2011
Deviati lungo un sentiero di morte, errabondi su strade un tempo amiche. Solitari meniamo innanzi il nostro disprezzo. Senza nostalgia dell’altrui uniformità. Curiosi soltanto. E sempre al margine, confitti in interstizi irraggiunti e grigi. Colati sotto una pelle di catrame, ricolmi di memoria. Non vivi, forse sospesi in una posticcia eternità di fango. Narcotizzati da una conoscenza frammentaria, rivomitata nell’abbondanza, ricchi solo di immagini; perciò troppo dubbiosi dell’identità. Ci lasceremo consumare dal silenzio, attraversando un angosciato sentiero di mediocrità, sotto le macerie ferrose di un discriminato compiacimento. E dimenticheremo vicino ad un sepolto abbandono radici scomposte, disperse di decadente follia.