Posts Tagged ‘FIOM’

Lavoro?

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Lavoro? Una parola da riconquistare. Di questa settimana che è passata nessuno si ricorderà. Eppure, la sentenza con cui la Corte Costituzionale ha di fatto sancito l’incostituzionalità delle Rappresentanze Sindacali Aziendali della FIAT, che escludono la FIOM per il semplice fatto di non aver firmato il contratto aziendale, è un segnale importante. Ai lavoratori, perché ristabilisce il principio della partecipazione del lavoro al soggetto economico di un’impresa. Alle imprese, perché ricorda che proprietà privata non significa schiavitù. Ai partiti, perché li sprona a riprendere il proprio ruolo di mediazione sociale e a emanciparsi dalle pregiudiziali imposte dai totem del capitale.

Lavoro - Morire sotto un'auto

->Morire sotto un’auto<-


Il futuro è altrove

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Negli ultimi due anni mi sono chiesto più volte se avesse davvero senso, da una posizione liberale, sostenere gli argomenti di Giorgio Airaudo e della FIOM sul caso FIAT. Oggi ne ho la conferma. Il sindacato dei metalmeccanici CGIL, infatti, è l’unico attore coerente della partita: gli azionisti sono assenti, l’azienda non rispetta gli impegni, CISL e UIL hanno condizionato i lavoratori per abbandonarli al proprio destino, il governo ha avallato senza esigere chiarezza e i partiti – il PD per primo – hanno rappresentato soltanto se stessi. Ora si sussidino i lavoratori, non l’azienda. Il futuro è altrove.

->Daniele Segre – Sic FIAT Italia (2011)<-


Torino guardi avanti

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Una sentenza del Tribunale di Roma condanna la FIAT a riassumere centoquarantacinque operai di Pomigliano, esclusi dal progetto Fabbrica Italia perché iscritti alla FIOM. La Costituzione non dà adito a dubbi. Basta l’articolo 3. “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.” Non possono esistere società parallele, diritti sospesi. La legge vale per tutti, anche per FIAT. La democrazia ritrova il suo baricentro: se le aziende disconoscono i lavoratori, allora chi le controlla perde legittimità. Torino guardi avanti.


Relitto Italia

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Le parole non scorrono facili. Due lati spaccati si graffiano d’aria. Provano a parlarsi. Nel vuoto di mezzo è caduta la follia. Il respiro del pensiero è stato coperto dal nulla. Oggi ci ritroviamo, contusi da anni di accidia vigliacca. Noi non saremo in grado di raddrizzare gli ostacoli. A correrci sopra sarà qualcun altro. Ci resta il dubbio, in un alba di sole. Il ritorno continuo di stagioni finite. E lì, sotto la crosta, le stesse cose. L’odore degli opifici fra le pieghe dei media. I libri non scritti, le ferite riaperte. E un paese in disarmo. Relitto Italia.


Bentornata, Tangentopoli

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E’ difficile risvegliarsi in un incubo. Eppure, se un marziano fotografasse l’Italia a marzo 2012 vedrebbe questo. Un Paese che resta sull’orlo della bancarotta, in cui ogni tentativo di riforma è bloccato da poche famiglie, infinite clientele e molte corporazioni. Uno specifico blocco sociale costretto a pagare il sacrificio per tutti gli altri: disoccupati, precari, operai, impiegati e pensionati. Il soggetto politico che dovrebbe rappresentare quello stesso blocco sociale – il Partito Democratico – in preda agli spasmi dell’arricchimento personale e della corruzione. In questo immondezaio, chi addita il Movimento No Tav e la FIOM è affetto da ipnosi televisiva. Bentornata, Tangentopoli.


Vorrei, ma non posso

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Vorrei, ma non posso. Sembra questo il significato della rinuncia di Stefano Fassina alla manifestazione indetta dalla FIOM per sabato, a Roma. Se il motivo ufficiale è la partecipazione di Sandro Plano, membro del PD e presidente della Comunità Montana Val Susa e Sangone, significa che il Partito Democratico è prigioniero di se stesso. Non solo ha rinunciato del tutto ad ascoltare le ragioni del Movimento No Tav e dei suoi iscritti sul territorio, ma li evita come appestati quando le loro ragioni si saldano a quelle dei lavoratori della FIAT. Il principale partito italiano ha smesso. Di fare politica.


19mila firme

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19mila firme. La FIOM le ha raccolte in 67 stabilimenti. Ora, sulla base dell’accordo del 1993, si terrà un referendum abrogativo. I lavoratori dovranno decidere se il più grande sindacato metalmeccanico del Paese debba essere estromesso dalla fabbrica. Maurizio Landini fa bene a ricordare che i referendum di Pomigliano, di Mirafiori e della ex Bertone hanno interessato solo gli stabilimenti a rischio di chiusura, e non tutti gli 86mila lavoratori che ora ne subiscono gli effetti. Il senso della democrazia si ristabilisce con il passo lento e sicuro della persuasione e del diritto. La FIAT a queste domande dovrà rispondere.