Marcia su Roma (e dintorni). Il 28 ottobre 1922 l’Italia è in stato d’assedio. L’esercito controlla ogni punto strategico. A Milano, Mussolini è in arresto. Le colonne fasciste albergano lontane dalla capitale, senz’armi né viveri. Eppure il Parlamento è debole, alla guida del Governo c’è una banderuola. Il primo ministro va dal re. Vittorio Emanuele III si rifiuta di controfirmare lo stato d’assedio. Luigi Facta si dimette. Benito sale su un treno e diventa il Duce. Gli Italiani ormai l’hanno rimossa, sono pronti a ricascarci dentro. Emilio Lussu non l’avrebbe voluto: perciò credo che sia utile rileggerla, anche sul web*.
->Nitti, Rosselli e Lussu in fuga da Lipari (27 luglio 1929)<-
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*Il 25 ottobre 2012 su Giap Wu Ming 1 spiegava che “di Marcia su Roma e dintorni andrebbero fatti reading in giro per l’Italia”. Nelle stesse ore, l’ANPI sottolineava che “c’è un crescendo [di neofascismo], che bisogna assolutamente fermare, perché indegno di un paese democratico e antifascista”.
Domenica 28 ottobre 2012, per il novantesimo anniversario della Marcia su Roma ho riletto Emilio Lussu su Twitter e su Pinterest, con l’aiuto di molti amici, fra cui @AsinoMorto e @yamunin. Ho cercato di seguire la strada aperta in precedenza da @EinaudiEditore con #PrimoLevi25, nel tentativo di svolgere un esercizio, piccolo e modesto, di memoria civile.
Segue la successione dei 64 tweet pubblicati su Twitter dalle 7 alle 23 di quel giorno, ma assai più interessante è lo Storify della giornata.
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