Torino Anni '10

La verità, se esiste, è negli occhi di un uomo con cui hai consumato una bottiglia di vino. Non ha lingua, ma gusto. E’ l’intreccio inestricabile di ciò che la vita potrebbe essere, l’epilogo irrequieto di una scelta. La lealtà si conquista con un pezzo di pane. Il coraggio di farlo non si misura dietro a uno schermo: resta sul taccuino di chi guarda dal vivo il campo di battaglia. L’illusione consapevole di essere invisibile. Valerio mi ha indicato il cammino. La redenzione non è nel partire, ma nel fermarsi ad ascoltare. Il suo presupposto. La tortura di scrivere.

Nell’officina delle parole interrotte, i motori si sono spenti. I tornitori di congiuntivi ora riposano al sole. La pialla ortografica si incancrenisce di ruggine viola. L’inchiostro muggisce sotto latte andato a male. La carta arde di polvere. Il piombo pesa in una morte iraconda.  Io non mi do pace. Risalgo cumuli di dittonghi, rocche di iati illesi. Seguo locuzioni molli di fango, poi mi fermo. Interrogo una fresa di subordinate paratattiche. Una rapida eco picchietta in un angolo. Costringe lemmi giapponesi fra vocali nordiche. Trasforma la voce in un pittogramma di silicio. E mi sprofonda immobile. In impetrati racconti petrosi.

Esiste ancora la blogosfera? O forse dovremmo chiamarla quisfera (heresphere)? Salvatore D’Agostino ed io abbiamo deciso di discuterne su Wilfing Architetttura, con questa intervista. A dire la verità, per farlo abbiamo sequestrato un paio di commenti di rem. E poi, siccome i discorsi astratti lasciano sempre il tempo che trovano, siamo arrivati alla conclusione che per venire a capo di qualcosa dovevamo scegliere un luogo. Torino Anni ‘10. Che dire? Mettete gli occhi nella nostra lanterna magica. Vedrete lo schizzo in controluce di un Paese al bivio. Non abbiamo risposte, nemmeno soluzioni: ma un solo obiettivo. Uscire insieme dal tunnel.