Stili a confronto: @tigella, @giulianopisapia e @lucatelese
29.03.2012 – Hassan Bogdan Pautàs – @TorinoAnni10
->net_efekt – Captain Twitter<-
E’ la notte nera in cui tutte le vacche sono nere?
La crescente diffusione di Twitter apre il fianco a critiche fondate: mancanza di storicità, apparente superficialità, forte ridondanza, rispecchiamento televisivo ed eccessiva radicalizzazione del confronto, con ampio ricorso a fallacie argomentative.
E’ vero, ma consiste in una generalizzazione. Il limite della poderosa critica di Michele Serra è considerare gli account, e i tweet, come se fossero tutti uguali fra loro. Per questo, ho deciso di studiare tre buone pratiche: @tigella, @giulianopisapia, @lucatelese.
Si tratta di tre profili profondamente diversi e interessanti: @tigella, perché ha saputo imporsi come fonte autorevole per chiunque faccia informazione attraverso Twitter; @giulianopisapia, perché il suo staff ha condotto in modo geniale una campagna elettorale creativa e ironica; @lucatelese, perché non si limita a scrivere come si deve, ma ha l’umiltà di dialogare con i suoi lettori.
1. Sommare enunciati e retweet
In primo luogo, costruiamo una possibile tipologia dei tweet, distinguendo tra:
enunciati VS retweet
Per enunciati (E), intendiamo tutti i messaggi che consistono in:
- Risposte o ‘chiamate’ ad un altro utente (@ e /@)
- Rimandi ad altri contenuti, senza tuttavia linkarli
- Rimandi ad altri contenuti multimediali, linkandoli
- Affermazioni personali non sorrette da un link
Per retweet (RT), invece, intendiamo tutti i messaggi che consistono in:
- RT automatici di tweet altrui (senza commento)
- RT automatici di tweet altrui che menzionano il proprio account (senza commento)
- RT manuali di tweet altrui che menzionano il proprio account (con commento)
- RT manuali di tweet altrui (senza commento)
- RT manuali di tweet altrui (con commento)
- RT di un proprio tweet retwittato da un altro utente
La somma di enunciati (E) e retweet (RT) corrisponderà al numero di tweet (TW) che uno specifico account ha prodotto entro un certo intervallo di tempo. Nello specifico, questa analisi è stata svolta da domenica 18.03.2012 a sabato 24.03.2012.
E + RT = TW
2. Confutare la ‘superficialità’
In secondo luogo, costruiamo una possibile tipologia dei link, ove per link (L) intendiamo:
- Link ad un proprio post, articolo, video o profilo social
- Link ad un post, articolo o profilo social altrui
- Link ad un’immagine o infografica altrui
- Link ad un video o stream altrui
3. Tirare le somme
Definiamo due indici, consapevoli che l’analisi si ferma alla dimensione formale e non scende ad esaminare l’oggettiva bontà e il soggettivo interesse di ciascuno specifico contenuto.
La PROFONDITA’ è il rapporto fra link e tweet, ed indica la propensione dell’utente a fare di Twitter un catalizzatore di contenuti più profondi, negandone la possibile deriva ‘superficialista’.
Profondità = L / TW
Il RIVERBERO è il rapporto fra retweet e tweet, ed indica la propensione dell’utente a selezionare i contenuti altrui sul libero mercato delle idee, negando l’autoreferenzialità.
Riverbero = RT / TW
4. Confrontare stili diversi*
* I dati puntali sui profili di @tigella, @giulianopisapia e @lucatelese sono disponibili in questa tabella.
@tigella
24.6K tweet
683 following
12.8K follower
161 enunciati
244 retweet
178 link
Profondità: 44%
Rivebero: 60%
I suoi contenuti mostrano una densità senza eguali. Scrive in modo estremamente documentato, facendo sempre riferimento a fonti verificate ed esplicite. Dialoga intensamente con i propri lettori e, quando afferma qualcosa restando in superficie, aggiunge un gusto leggero di simpatica ironia.
@tigella fa largo ricorso al retweet automatico, come se non volesse ‘sporcare’ le informazioni con propri commenti e obbedisse all’imperativo calviniano della rapidità. Nel muoversi in profondità, sa sfruttare la sinestesia multimediale: su 178 link, ben 80 sono costituiti da immagini e video. Il cantastorie social sa evocare immagini in assenza: in questo caso, si tratta di ricostruirle in un collage. Esattezza e molteplicità fanno parte del pacchetto.
Insomma, il biglietto per Chicago è strameritato.
@giulianopisapia
2.6K tweet
451 following
48.4K follower
48 enunciati
3 retweet
30 link
Profondità: 59%
Rivebero: 6%
Scrive poco, ma usa la profondità e dialoga attivamente con i suoi utenti/concittadini. Fondamentalmente, utilizza Twitter con l’obiettivo di mettere in luce le iniziative del Comune e le decisioni della Giunta Comunale. E’ ciò che ci si aspetta dal profilo Twitter di un sindaco: lo staff di Giuliano Pisapia ha il pregio di farlo fornendo ai lettori rimandi puntuali alle pagine Facebook del Comune e del Sindaco stesso.
Tuttavia, @giulianopisapia non usa – o quasi – il retweet. Verrebbe da dire che utilizza un motore bicilindrico tenendo un cilindro bloccato. Ma del resto, qui sta la differenza: un sindaco non è un editore/curatore di contenuti. La sua autorevolezza è esterna al canale Twitter: al più, può usare Twitter per accrescerla, per confermarla. Il metro per giudicarlo è l’asse che divarica la trasparenza amministrativa dal populismo spicciolo. L’efficacia con cui Giuliano Pisapia e il suo staff rispondono agli utenti fa pesare enormemente il piatto della trasparenza. Il resto esula da questa analisi.
Ovvero, gli amministratori pubblici, – di destra o di sinistra, – qui hanno di che studiare.
@lucatelese
2.2K tweet
44 following
32.6K follower
181 enunciati
111 retweet
10 link
Profondità: 3%
Riverbero: 38%
Scrive molto, usa il riverbero e dialoga assai intensamente con i suoi utenti/lettori. Fondamentalmente, utilizza Twitter come uno strumento di dialogo attivo, autentico: risponde alle osservazioni dei lettori e ne ripropone i commenti, chiama in causa i colleghi (ad es. con @DeBortoliF su #art18), usa il retweet sopratutto per rilanciare frasi e osservazioni ‘di superficie’. Fa spesso riferimento a testi, articoli di stampa e trasmissioni televisive.
Tuttavia, non usa – o quasi – i link: segue pochi utenti, e non c’è da meravigliarsi. Un giornalista professionista dispone di molte altre fonti di documentazione. Se Giuliano Pisapia utilizza solo il primo cilindro del motore Twitter (i link), possiamo dire che Luca Telese utilizza soltanto – o quasi – il secondo (i retweet). Ma del resto, qui sta la differenza: un giornalista non è né un sindaco né un editore/curatore di contenuti. A dire il vero, qualche link @lucatelese lo usa: richiama i propri post e articoli, ed è la cosa più onesta che un produttore di contenuti possa fare. E’ evidente, infatti, che se dedica il suo tempo a scrivere non può dedicarlo a rimettere in circolo i contenuti altrui.
Insomma, i giornalisti che si dilettano nel comprare pacchetti di follower (cherry-blossoming) qui hanno qualcosa, – di assai diverso, – da imparare: scrivere.
In sintesi
Twitter manifesta due istinti mediali e primordiali (è un motore a due cilindri):
1) offrire contenuti profondi, in cui il tweet costituisce semplicemente un’àncora – indice, lo definirebbe con un parola che qui bisticcia Charles Sanders Peirce, – di un significato che si sviluppa altrove: una fotografia, un filmato, un post, una pagina web, ecc.
2) ascoltare gli altri utenti/account, riproponendone i contenuti a beneficio dei propri follower, a prescindere dal fatto che si utilizzi un retweet automatico o un retweet manuale (RT vero e proprio), aggiungendo eventualmente ad esso un proprio commento.
A ciò si aggiunga la capacità/possibilità/sensibilità di rispondere ai propri follower: è un potenziale terzo cilindro, ma per ora lo teniamo in officina: proviamo a studiarlo. Si chiama umiltà.
Quindi
@tigella, @giulianopisapia e @lucatelese utilizzano Twitter in modo diverso, come è presumibile che indicherebbe il loro posizionamento su Klout (curator VS celebrity, per esempio). Essenzialmente, si tratta del fatto che hanno obiettivi di comunicazione diversi. Ne derivano, tuttavia, un paio di subordinate importanti nell’ambito del giornalismo e della comunicazione politica.
I social network sono spazi di condivisione complementari agli approfondimenti di contenuto (blog, siti dei giornali, e-books, ecc.). Servono per rilanciare questi approfondimenti, ma non li sostituiscono. Pertanto, chi accusa @tigella di limitarsi ad aggregare contenuti anziché produrne utilizza un paradigma sbagliato: guarda ai social network con le lenti distorte e novecentesche della carta stampata, nel senso che il lavoro di @tigella non sostituisce quello di un giornalista professionista, bensì lo integra e lo arricchisce. Di fatto, accusare @tigella è come prendersela con Google: nessun editore vorrebbe scomparire da un motore di ricerca. Forse, il problema è che @tigella – a differenza di Google, – è un serio competitor per un direttore di giornale, tanto quanto @gallizio lo è per un editore di colla e carta. Perché @tigella non è un algoritmo: sceglie soltanto i pezzi migliori, e ‘tira’ 12.800 copie al giorno, recapitandole ad un pubblico composto da giornalisti, politici, economisti e quant’altro.
Ovvero, i social network non sono spazi in cui produrre contenuto, bensì spazi in cui riverberare contenuti propri o altrui: un leader politico non potrà mai sperare di scrivere un discorso decisivo su Twitter, e di vincervi le elezioni, come forse vorrebbero i più fanatici giornalisti radiotelevisivi e i neotwittercronisti della carta stampata. Piuttosto, un politico potrà sperare che i diffusori di contenuti che dominano nei social network trovino tanto interessante un suo discorso, pronunciato, scritto e pubblicato altrove, da farlo diventare un trending topic.
In questo senso, dal punto di vista della comunicazione social, la foto di Pier Luigi Bersani solo al bar che beve una birra mentre scrive un discorso è assai più efficace dei tweet in cui il suo staff pensasse di riprodurre estratti decontestualizzati di un suo discorso: nella campagna per le elezioni a sindaco di Milano, Giuliano Pisapia beneficiò assai più dei simpatici e ironici tweet dei suoi ammiratori (#MorattiQuotes) che non degli estratti dei suoi discorsi su Twitter. Il suo staff non solo lo comprese, ma assencondò e promosse questo fenomeno.
Ergo, e l’argomento potrebbe valere per tutti gli altri produttori di contenuto (siano essi politici, economisti, scrittori, fruttivendoli o deltaplanisti), la celebrità si conquista fuori dai social network, ma su Twitter non basta: conta l’autorevolezza. @tigella insegna.
I social network renderanno il giornalismo e la politica migliori di ciò che sono, perché anche nel caso in cui la televisione e la carta stampata decidessero di saturarli completamente, non potrebbero certo ucciderne il paradigma. Più semplicemente, li costringerebbero ad una temporanea morte per eutanasia, salvo scoprirsi impotenti vedendoli rinascere sotto vesti nuove e multiformi.
Attenzione, dunque, se a un certo punto vi accorgeste che anche di giorno tutte le vacche sono nere, allora – e solo allora – sarà venuto il tempo di andarle a cercare in un altro luogo.
Per il momento, noi restiamo qui.
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