Lo sapete, siamo matti
Tuesday, September 11th, 2012 - 01:23 - Maccheroni Elettronici
50 ‘riscrittori’, 350 persone che ne hanno parlato attraverso l’hashtag #LunaFalò, più di 5.250 messaggi rivolti ad una stima di 600mila interlocutori diretti. Ma i risultati di una riscrittura su Twitter si valutano in primo luogo sulla base della qualità dell’esperienza di chi vi partecipa. Ieri, a Santo Stefano Belbo, la comunità di lettori nata attorno a questo gioco si è ritrovata nei locali della Fondazione Cesare Pavese per festeggiare il ‘compleanno’ dell’autore. Alla volontà di innovare la comunicazione culturale e il marketing territoriale corrisponde un segno fisico. I tweetbook di Udieci. Lo sapete, siamo matti. Ora inventeremo qualcos’altro.
@TorinoAnni10 la cosa migliore che ho nonletto su twitter e la scrittura negli ultimi due anni @PaveseCesare @tbonini @udieci @antonioprenna
@gallizio
gallizio
Sono una di quei centomila raggiunti dai tweet di/su/con Pavese, lungo tutto questo straordinario esperimento di #tweetteratura. Sono state frecce alate, epea pteroenta, portatrici di frammenti di verità e bellezza capaci di condurti al testo, alle sue sorgenti ininterrotte di senso. Piccoli incantesimi da 140 caratteri che non si sostituivano all’opera ma la veicolavano, la rendevano una presenza necessaria, in orizzonte magnifico e condiviso. Frecce e lacci, e noi prede felici. Spero di tornare presto dentro una nuvola di hashtag, in cui un testo molto grande e molto amato si trasformi in gocce e piova sulla mia TL, nutriente.
@manginobrioches, da un paio di giorni rifletto sul tuo commento e ora è come se Paolo Costa, su Grande Globo, fosse riuscito a formulare la migliore risposta possibile: “Meglio morire nel testo, che sopravvivere senza di esso. Scrivere (dei tweet) per leggere. Non riscrivere un autore, ma scrivere dentro il suo testo per leggerne le tracce.” Qui il suo articolo: http://www.paolocosta.net/?p=2538. Che bella comunità, si è raccolta attorno a questo esercizio
Colgo, tra le altre, la parola “fertilizzare”, ed è proprio quel che intendevo. Nutrirsi ancora di più del testo, sfruttando le enormi capacità diffusive di Twitter, ma senza nessuna volontà di “riscrittura”, semmai di diversamente lettura. Così come non parlerei di “testo lacerato”, dove lacerazione sa di strappo e brandello e ferita, ma di “inseminazione”, per sottolineare come del testo – paradossalmente integro ancorché pulviscolarizzato in 140 caratteri – si faccia seme e germoglio.
@manginobrioches, tu parli di “fertilizzare”, “nutrirsi”, “inseminare”, “seme” e “germoglio”: siamo riusciti ad innescare questo processo in un piccolo paese sul confine fra le Langhe e il Monferrato. Non è un caso, perché Santo Stefano Belbo è nel cuore di una terra che sa e riconosce come la pianta nasca dal seme. Sono d’accordo, credo che tu abbia colto la sensibilità di fondo del nostro progetto. Ora osserviamo la gemma per imparare nuove cose. Non smetteremo di sperimentare